Se Dici Ciampoli
16 Civico - Se dici Ciampoli
“…ogni uomo ha la propria vocazione o missione, e può farne la storia; quantunque certamente se avessi atteso solo alle mie faccende private e al governo della famiglia, o , peggio, ad adempiere la poco degna missione del gaudente, non starei ora a prender la penna per raccontarmi.”
Benedetto Croce -Contributo alla critica su me stesso-
Ho ricevuto l’invito a presentare un progetto per la programmazione annuale di 16 Civico Arte contemporanea.
Inevitabilmente non ho potuto non confrontarmi con la storia di questo luogo.
Storia
Cristian Ciampoli, ha una storia singolare e per me importante, dopo una formazione in Arte decide di vagare per il territorio ed incontrare e raccogliere esperienze, alimentando così la sua personalità creativa.
La difficoltà di essere e vivere da artista in questo paese (Italia) è un pò complessà. Sia dal punto di vista del confrontarsi con millenni di storia, sia dal punto di vista del riconoscimento sociale e famigliare.
Quindi cosa pensa, cosa fa?
Da abruzzese, come il suo conterraneo (Croce), metaforicamente prende la sua penna per raccontarsi.
Occupa la casa della sua famiglia e la trasforma in uno spazio-contenitore d’Arte.
16Civico
“16 Civico nasce in una palazzina degli anni cinquanta, ai confini della città di Pescara, a pochi metri di distanza dalle spiagge del mar Adriatico.
16 Civico è un progetto temporaneo finalizzato a promuovere l’arte contemporanea in un contesto al di fuori dei sistemi convenzionali, è uno spazio in continua trasformazione, da molti anni collocato in un territorio protagonista di metamorfosi incerte, che nel tempo continuano a stratificarsi tra la storia e la cultura del passato.
In questo contesto geografico ed architettonico, a metà tra il paesaggio naturale e la progressiva industrializzazione, attraverso l’innalzamento di edifici e supermercati, l’obiettivo è di accogliere progetti di artisti dai differenti linguaggi, ai quali saranno temporaneamente affidati gli spazi abitativi.
16 Civico è un luogo attivo, di ricerca, una piccola risorsa per il territorio, punto di riferimento per gli artisti locali.” dal sito web ufficiale
Cristian Ciampoli, per me, si trasforma in una figura fantasmatica:
“Nella psicologia aristotelica, l’immagine di una realtà sensibile e individuale presente nella fantasia: come tale il fantasma contiene in potenza l’intelligibile (ancora particolarizzato nell’individualità dell’immagine), che viene smaterializzato e reso intelligibile in atto dalla luce dell’intelletto agente.” dal Diz. Treccani
Restituendomi attraverso la sua azione, una forma e uno spazio e suggerendomi un
Gesto:
“Un gesto è comunicativo quando la forma che assumono le mani e il loro movimento sono prodotti per comunicare. Un gesto comunicativo dunque (d’ora in poi semplicemente gesto) è un segno: una coppia significante-significato in cui il significante è una particolare forma e movimento delle mani o delle braccia o delle spalle e il significato è una conoscenza di formato proposizionale o un’immagine mentale visiva.
Esempi tipici di gesti creativi sono quelli con cui si raffigurano azioni, persone, oggetti per illustrare la narrazione. Questi gesti sono necessariamente iconici, cioè assomigliano a ciò che significano: se non lo fossero l’interlocutore non potrebbe capirli, visto che è la prima e unica volta che vengono prodotti.” dal Diz. Treccani
Lavoro
L’idea è di incontrare Cristian Ciampoli a Pescara nel suo Spazio, 16Civico, dove vive ed ospita i progetti degli artisti che lui invita. Quindi, vado a passare una giornata insieme a lui. Parliamo, mangiamo e parliamo. Con la macchina fotografica .rubo quel corpo che abita quegli spazi, quel corpo che si muove, prende delle cose come dei piatti e delle tazzine, quel corpo che apre le porte, sposta una bicicletta, quel corpo nel suo agire quotidiano.
Cristian mi racconta tante storie e mi mostra i suoi lavori di artista.
Passo quindi insieme a lui un tempo privato, un tempo all’interno di questo spazio, un tempo che tenta di eludere il tempo stesso, rasentando dimensioni oniriche ed anche alcoliche. Guardiamo insieme le problematiche di questo spazio, spiamo come dei topi le attività e i macchinari del Padre, che è anche il suo vicino di casa, che ha una serigrafia affianco a questa casa - laboratorio-spazio indipendente. Realizzo un video mentre Ciampoli tenta di prendere l’impronta della crepa che si è formata sul soffitto di una delle due stanze, predisposte all’esposizione delle attività artistiche di 16civico. Proprio in questo momento Ciampoli accetta il gioco che gli propongo: riportare in un segno la dimensione di questa crepa. Ma come farlo?
Ritorniamo ad essere due topi, apriamo una porta tappata da una tavola, la varchiamo e con una torcia entriamo dentro il magazzino della serigrafia. Lì, Ciampoli intravede un pannello trasparente di plexiglass, suggerisce di usarlo, lo prendiamo, poi prendiamo anche il tavolo della cucina e, grazie all’altezza del Ciampoli, ci mettiamo in piedi sul tavolo. Io reggo il pannello di plexiglass e lui con tanta pazienza e rigore, traccia con un pennarello la linea di confine tra l’intonaco e la crepa del soffitto. Finito questo passaggio, poggiamo il pannello sul tavolo, poi Ciampoli prende una trentina di fogli di carta e li unisce lungo tutto il tracciato segnato sul pannello, incolla i fogli uno ad uno con lo scotch di carta e ritraccia il segno sempre con il pennarello nero sulla carta. La carta stessa, per la sua leggerezza e trasparenza , lascia intravedere il segno sottostante tracciato precedentemente sul plexiglass. Riprendo il tutto con la mia video camera. Gli faccio delle domande su quello che sta facendo, su quello che sta pensando, su come si sente in quel momento.
Lui, sempre con grande pazienza e concentrazione sul segno che sta eseguendo, mi risponde aprendo un dialogo accompagnato da sospiri e pause e da associazioni libere ed aneddoti, sul signore del piano di sopra. Questo Signore, veniva chiamato, il barbiere di D’Annunzio. Lui in effetti faceva il barbiere nella vita, però il Ciampoli, mi dice, mentre solca la linea della crepa, che non riesce a capacitarsi della veracità di questa storia, perché pensa: come faceva questo signore ad essere il barbiere di D’Annunzio, se D’Annunzio era calvo? Mentre questa linea -segno continua il suo percorso, accompagnata dalla mano e dalla mente del Ciampoli, lui stesso, si dà una risposta al quesito.La sua risposta è che, forse, il barbiere era stato il barbiere di D’Annunzio, quando D’Annunzio era piccolo.
La sua mano si ferma, come il racconto della storia del barbiere, Ciampoli mi guarda esce dall’inquadratura e mi consegna il segno -forma della crepa.
Ecco ora ho la prima forma!
Me l’ha data il Ciampoli!
Sono riuscito anche a fotografarlo mentre stava seduto e anche mentre stava steso sul suo divano rosso in cucina, pure in piedi difronte al fornello, e anche quando guarda l’ingresso da fuori in giardino, oppure mentre apre una porta…
Mi ha anche raccontato la storia della finestra della sua camera da letto-archivio del suo lavoro ed anche di alcuni lavori esposti durante le mostre di 16civico.
Ora ho la forma che mi ha dato Ciampoli ed anche la forma del suo corpo dentro e fuori il suo ambiente.
Queste forme sono come delle matrici.
Delle impronte.
Dove Lui vive e accoglie.
Da questa impronta, traggo diverse forme di Cristian Ciampoli in scala 1:1 che possano incontrare Cristian Ciampoli.
Queste forme le realizzo con il linoleum, pelle-matrice-impronta, tutto si trasforma in spazio di accoglienza per la mia arte e vengono restituite all’interno di 16 Civico.
Il tutto ragionando sul concetto del me medesimo.
Siamo forma formante.
Dove finisce il corpo dell’autore e inizia il corpo dell’opera?
Materiale per il Progetto
Il Lineoleum
Ho scelto questo materiale istintivamente, poi ho scoperto che ha anche una storia interessante, lunga duecento anni, per quanto sembri un materiale moderno, contiene terminologie evocative di altri luoghi e di altre epoche, come:
Vulcanizzazione
Kauli
Colofonia.
Il linoleum è un tipo di pavimento resiliente, composto da materie prime di origine naturale: olio di lino, farina di legno, farina di sughero, pigmenti coloranti calandrati
Come glielo dico?
Come glielo dico?
di Silvia Litardi
Come glielo dico? Come glielo dico all’artista, al mio amico e poeta?
Se per incontrare la Sfinge bisogna aver attraversato abissi insondabili e peregrinato senza sosta, la scoperta dell’orizzonte non è un piano che relativizza la profondità, quanto un riferimento per meglio saggiarla…
Per dare spazio a questo pensiero, bisogna fare un passo indietro, tornare alla mostra personale di Nicola Rotiroti a Roma, “Ghost Sonata. Omaggio a Paolo Aita” (2018): nella sala espositiva irrompevano paesaggi onirici da far roteare le orbite, che per vederli ti veniva istintivo fare le capriole, le rondate; c’era una elemento differenziale a spostare lo sguardo dalla parete verso terra, da una relazione ortogonale rispetto alla pittura su tela verso un incontro visivo che inevitabilmente muoveva anche i piedi. Una plastica dipinta e collocata sul pavimento appariva come una pozzanghera-rana, attraeva a sé, perturbante come un borgesiano aleph: una giocosa sequenza di associazioni mentali alimentava il desiderio a tuffarsi dentro, a far schizzare colori ed elementi dei quadri alle pareti, risucchiati e poi vorticosamente energizzati per tornare a fare il loro dovere inquadrato.
Attraversata la pozzanghera-rana si arriva ad oggi, a “Se Dici Ciampoli” la mostra personale di Nicola Rotiroti a Pescara, nata e pensata con e per 16Civico e Cristian Ciampoli, suo direttore artistico, artista a sua volta e fondatore dello spazio no profit.
In mostra una sola opera che si compone di 8 forme di gomma, di linoleum, ad abitare gli spazi interni ed esterni della casa. Ognuna ha due facciate di colore grigio ceruleo, quello del materiale stesso. Il linoleum, che a Roma aveva attivato il richiamo ad entrare in un’altra dimensione percettiva del “pittorico”, qui a Pescara diventa protagonista.
Le 8 forme nascono dal desiderio di misurarsi con un luogo speciale, una casa e un progetto artistico, con il suo ideatore, nel suo stare lì oggi e con la “storia dello stare in quel luogo”.
Durante una giornata passata insieme nella casa in prospettiva della mostra, Nicola scatta molti ritratti fotografici a Ciampoli, si muove registrando la dialettica del corpo dell’amico con la casa, i suoi modi e movenze.
Si trovano complici difronte a una forma, una crepa sul muro: Ciampoli la traccia riportandola su carta.
Sulla base delle fotografie, Nicola estrapola delle forme a dimensione umana [1:1], anche lui trasla una forma da un ordine simbolico ad un altro.
Il soggetto della serie, dunque, dovrebbe essere lo stesso Cristian Ciampoli.
La flessibilità del linoleum, determina la modalità del loro stare al mondo, la qualità materiale le informa: hanno capacità di adattarsi ad una parete, di comportarsi bidimensionalmente e “apparire” quadro, di esser installate con un’armatura e “apparire” scultura, oppure di essere lasciate libere di arrendersi alla gravità, cadere a terra, come vestiti liberati e spogliati della loro funzione.
Nell’installazione in mostra a Pescara tutte queste possibilità sono attive, financo l’ultima, invisibile; il giacere a terra senza vincoli è la variante che è stata scartata nel momento espositivo, ma è lo stadio in cui le sagome di linoleum hanno giaciuto più a lungo prima di alzarsi. Le “forme”, nate dalla relazione tra Cristian, Nicola e la casa di 16Civico, sono un’opera unica, una famiglia di forme la cui singolarità non è rilevante: l’opera è un tutto, ma è la singolarità che si relaziona con il fruitore.
L’opera porta con sé i tempi e gli stadi che non rientrano nella forma finale e nel suo presentarsi al mondo, uno strascico di eventi, ripensamenti, compromessi che rimangono latenti, magari invisibili, ma non per questo assenti: «ciò che mi dice, l'oggetto estetico lo dice con la sua presenza, in seno al percepito»*.
«Il caldo aldo evapora dall’asfalto gommoso,
deforma orma
ma le ombre si avvicinano»**
Qualcosa di simile a quell’asfalto si condensa attraverso il linoleum, prende corpo attraverso il processo artistico passando da uno stadio solido a uno “gommoso” laddove la casa pescarese ed il suo proprietario rappresentano l’evento che le ha indotte a sollevarsi, germinare, cogliendo l’invito ad “apparire scultura”.
Le 8 forme disseminate nelle stanze, sono diverse l’una dall’altra, ognuna è riconducibile a una posizione assunta da Ciampoli durante quella prima giornata trascorsa insieme; tra tutte, una inserisce un tema ricorrente nella produzione pittorica di Rotiroti: il paesaggio. Su una delle due facciate si staglia una veduta della marina di Pescara vicino al 16Civico.
Tempo dopo quel primo incontro, Rotiroti e Ciampoli si rincontrano a Pescara per vedere insieme l’esito dei mesi di lavoro sul progetto: le “figure”, create nello studio di Torpignattara a Roma, prima di essere portate a 16Civico e allestite per la mostra, hanno gironzolato per la città: un bell’album di scatti registra il Ciampoli ritratto con le figure in vari luoghi di Pescara: sulla spiaggia, alla fermata dell’autobus, e in alcune sia Ciampoli che le sagome sembrano in posa.
Sfogliando l’album delle foto di quella giornata, un paio in particolare catturano l’attenzione:
Immagine 1: la “forma” dipinta con il paesaggio è collocata nello stesso paesaggio, nella marina soggetto del dipinto. Sta lì, solitaria.
Immagine 2: in primo piano Cristian Ciampoli posizionato davanti alla forma dipinta con il paesaggio (secondo piano), ancora dietro la marina soggetto della pittura (terzo piano).
La performatività giocosa nello spazio urbano e naturale apre l’accesso a una dimensione meta-linguistica, spariglia la descrizione presunta-lineare dell’opera come fatto fino a questo punto del testo, inibisce il desiderio a voler assegnare un significato chiuso all’oggetto estetico, a voler rintracciare un soggetto predeterminato, una catena lineare di motivazioni ed ingredienti che producono un risultato.
Nelle fotografie si vede la “forma” mimetizzarsi con lo sfondo, configurandosi come figura-fondo.
E poi c’è l’orizzonte.
Finalmente l’orizzonte, quello reale e quello del paesaggio dipinto coincidono, almeno nello spazio-tempo dello scatto e del divertisment dei due amici sulla spiaggia.
La sorpresa viene dal presentimento che questa linea di demarcazione, protagonista nell’arte occidentale, sia praticamente assente nei dipinti dell’ultima decade di produzione dell’artista: non v’è traccia d’orizzonte nelle pitture “amniotiche”, nelle serie “dentro” (2006-2009), “fuori” (2009-2015) o nelle caleidoscopiche visioni barocche “Lo Re” (2016).
Ti tira sott’acqua la pittura di Nicola Rotiroti, devi trattenere il respiro e scendere giù, quando non ti alza il mento per dirigere lo sguardo verso magmatiche volte barocche che sono un delirio squilibrato. La figurazione, prodotto di una qualità esecutiva rara, spinge verso un senso di sospensione, condizione necessaria alla contemplazione paziente. Allora si potrà sentire una eco del rumore sordo che il pensiero produce sbattendo sulla parete cranica, un magma-pensiero-sentire che ribolle e si alimenta del suo ribollire, autarchica distruzione e rigenerazione a ciclo continuo.
Ritornando sulla spiaggia di Pescara, la “forma” dipinta esce fuori dall’acqua o nell’acqua non vuole andare, si pianta lì sulla riva, sulla sabbia, tanto osserva il paesaggio che questo se ne impossessa. Astante e proiettiva, si porta addosso il paesaggio con il suo orizzonte e poi lo trasla difronte allo spettatore nella sede espositiva di 16Civico, come una Sfinge.
Lo spettatore difronte al paesaggio incarnato nella sagoma potrebbe allinearsi al suo orizzonte, facendo entrare in coincidenza il proprio orizzonte con l’altro, rischiando di farli coincidere e di mimetizzarsi a sua volta. Rinnovato l’invito a stressare la macchina pittorica e a non fermarsi sulla soglia di una sua unica, presunta dimensione, come fu nella mostra a Roma attraverso la pozzanghera-rana, si apre per l’artista una nuova stagione di ricerca.
Con la sua opera, Rotiroti esercita una continua oscillazione tra un’unità preriflessiva, non differenziata, in cui si è tutt’uno con il mondo, in una totale fusione con esso tanto da non poterlo ri-conoscere come altro da sé, e il suo contrario, il conoscersi soggetto cosciente nella perdita definitiva di quell’unità e poter godere del mondo come altro***.
La “figura” dipinta sta in una terra di mezzo tra i due poli esistenziali, equidistante tra il voler mantenere l’adesione totale e allo stesso tempo emanciparsi da essa.
In questo senso quello che sfogliando l’album sembrava un gioco tra amici, è un evento critico, una crisi in quanto risveglio. Una crisi che prima di tutto si erge davanti al suo autore. Come una Sfinge.
E guardare in faccia la Sfinge è un atto di coraggio.
Il soggetto di “Se Dici Ciampoli”, allora, è la crisi nel senso di risveglio.
Come glielo dico? Come glielo dico all’artista, al mio amico e poeta?
Se per incontrare la Sfinge bisogna aver attraversato abissi insondabili e peregrinato senza sosta, la scoperta dell’orizzonte non è un piano che relativizza la profondità, quanto una riferimento per meglio saggiarla…
* Mikel Dufrenne, Fenomenologia dell'esperienza estetica, Lerici, Roma, 1969, p. 31
**Nicola Rotiroti, Giulio De Martin, 1,1, tre… stella!!!, Edizioni Ponte Sisto, Roma, 2016, p. 5
*** “Divenire soggetto rappresenta per l’essere umano un risveglio, accompagnato dal dolore per la perdita irrimediabile di uno stato segnato dalla non-differenza, in breve: dall’unità preriflessiva. La crisi libera il soggetto, al prezzo certo, della coscienza della perdita definitiva della condizione precedente”. Michael Jakob, Il paesaggio, il Mulino, Bologna, 2009, p. 31
Prima: come nasce il progetto
Arrivato a Pescara a 16Civico casa di Christian Ciampoli, gli chiedo di darmi la forma della crepa che ha sul soffitto.
realizzazione lavoro a studio
ritorno a Pescara
Durante
Tornai per la seconda volta a !6Civico, portai le forme di Christian, le installammo anche in giro a Pescara ed in attesa dell'inaugurazione chiesi a Christian di conservarle sotto il suo letto.
Dopo
Chiesi a Christian durante il periodo di durata della mostra -Se Dici Ciampoli- di realizzare un video che potesse, in un certo senso, restituire delle suggestioni fornite dalla sua convivenza insieme a queste forme.