La raccolta antologica del mio vicino
La raccolta antologica del mio vicino
Disegnare un volto o un paesaggio sono tra le prime esperienze da noi sperimentate. Fare un ovale e dentro inserire due cerchi insieme a due punti al centro, come se fossero occhi e una linea verticale in mezzo, come se fosse un naso, poi un’altra linea orizzontale che fa la bocca. Oppure fare un cerchio con dei raggi esterni insieme a dei piccoli scarabocchi vicino a diventare nuvole attorno il sole. Sotto dei triangoli che fanno da casette e vedere il tutto, come se fosse un paesaggio. Da questa suggestione, l’artista Nicola Rotiroti si pone una riflessione su il rapporto del paesaggio con il ritratto e attraverso la prossimità inizia un lavoro capillare che dura da 12 anni (2013-2025). Incontrando il suo vicino. Intervistandolo con delle domande apparentemente banali, il tutto viene registrato con la funzione audio del suo cellulare. Al termine dell’intervista, l’incontro finisce con uno scatto fotografico all’intervistato. In un secondo momento della fase progettuale, l’artista guarda la foto mentre ascolta l’audio. Durante l’ascolto, realizza con una matita su un foglio per acquarelli il ritratto del suo vicino. In seguito grazie a degli inchiostri di vario colore, trasforma il ritratto a matita in una sorta di paesaggio. L’audio sarà editato, eliminando la voce delle domande poste dall’autore, restituendo così una narrazione continua dell’intervistato. Attualmente “La raccolta antologica del mio vicino” ha superato i duecento ritratti. Le interviste termineranno il 30 settembre dell’anno 2024. Tra i principali tentavi del progetto, l’autore ha la volontà di realizzare un atlante visivo costituito dai suoi “vicini”. Attraverso una mostra insieme ad una pubblicazione del testo che raccoglierà l’intera raccolta. Il “Vicino” secondo Nicola Rotiroti, non nasce da una sintesi di genere. il “Vicino” secondo lui è un paesaggio dove abita una biodiversità esistenziale. La mostra sarà composta da tutti i ritratti-paesaggi esposti. Il pubblico sarà invitato a portarsi degli auricolari del proprio cellulare, perché i ritratti avranno stampato a margine un piccolo QRcode, dando così la possibilità inquadrando con il proprio cellulare di ascoltare l’audio del ritratto-paesaggio. L’invito di questo progetto è di darsi una possibilità di ascolto attraverso la prossimità. Ascoltare il proprio vicino. Abitare uno stato immanente, mentre si esercita la contemplazione durante l’ascolto. Restituire attraverso l’audio del “vicino” una profondità altra dell’immagine guardata. Conquistarsi il proprio tempo attraverso lo sguardo e l’ascolto. Vivere una prossimità tramite i “vicini” di un altro. Conoscere la voce dell’altro attraverso lo sguardo di un pittore, “La figurabilità delle parole”. La garanzia dell’individualità contro la massa. Attraverso l’abbattimento della neolingua suggerita tanto tempo fa da George Orwell. Riproponendo così, domande tipo: “cos’è l’amore?” e ascoltare di conseguenza, la riscoperta di tante altre parole che edificano la parola stessa “amore”.
In conclusione, ispirandoci a Gilles Deleuze, possiamo pensare ai volti ritratti in questa raccolta non come forme fisse e chiuse, ma come spazi aperti, veri e propri “buchi” simbolici. Questi volti sono presenze vive di ambiguità e metamorfosi, aperti a molteplici interpretazioni e significati, capaci di coinvolgere chi li osserva in un dialogo continuo e creativo. Così, il ritratto diventa più di una semplice rappresentazione: è un invito a esplorare l’identità e l’espressione in un divenire perpetuo.
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