“La produzione della mia pittura iniziò a cambiare, insieme ai pensieri. Notavo che questo modo di dipingere iniziava a entrare in conflitto con la fotografia. L’una stava diventando gabbia dell’altra, come al mio solito, questa dannata frustrazione, ormai residente in me da una vita, iniziava a pianificare dei rallentamenti nel concepimento dell’opera. Non volevo più vedere la fine del quadro attraverso la fotografia, cioè la fotografia dettava comunque e sempre la direzione dello stato compositivo del lavoro. Questo conflitto mi spinse ad alzare la testa, iniziai a non vedere più i corpi sott’acqua, ma a vedere da dentro l’acqua i corpi fuori. Questo punto di vista, inizialmente, mi permetteva di chiudere un po’ il mio occhio fotografico e di allargare meglio quello pittorico.”

tratto da “Il Doganiere” di Nicola Rotiroti casa editrice domestica Maicol Rice 2019

 

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